Paragonabile al nostro coltello da cuoco per la varietà dei suoi possibili utilizzi in cucina, un santoku risulta generalmente più leggero e quindi anche più maneggevole.

Particolare è anche la forma, meno “panciuta”, e quindi diverso il movimento di taglio ideale da eseguire con questo utensile, ma per il resto un coltello del genere è adatto a lavorare su quasi tutte le preparazioni con eguali ottimi risultati; non a caso il suo nome può essere tradotto come “le tre virtù”, che consisterebbero appunto nella capacità di affettare, tritare e filettare con la stessa efficacia. 

Il santoku qui in esame è d’altra parte un prodotto particolare, perché importato dal Giappone da una prestigiosa coltelleria italiana con più di 100 anni di esperienza nel settore, la Due Cigni. L’azienda di Mainago ha fatto utilizzare su questo coltello una lega di acciaio inossidabile di ottima fattura in combinazione con un manico in legno d’acero sagomato per garantire il massimo comfort. Il risultato è un utensile pratico, maneggevole e con il giusto rapporto qualità/prezzo, ideale per gli appassionati di piatti giapponesi e non solo (in realtà l’impiego dei coltelli da cucina di foggia nipponica si è già ampiamente diffuso nelle nostre cucine), capace di mantenersi su ottimi livelli di efficacia nel lungo periodo se utilizzato nel modo appropriato. Va ricordato a questo proposito che, nonostante la sua versatilità, un santoku non può essere adoperato sempre e comunque, e che per esempio sono da evitare gli alimenti troppo coriacei come possono esserlo carne con l’osso, cibi surgelati ecc. Altro accorgimento utile da seguire è quello di utilizzare un tagliere in legno o in plastica come supporto, evitando superfici troppo dure come la ceramica che, nel contatto continuato con la lama, potrebbero rovinarne il filo o addirittura scheggiarla.